Interviste alla Giuria - Pediatric Simulation Games 2018
PEDIATRIC SIMULATION GAMES INTERNAZIONALE 2019

 

Intervista a Monica Kleinman del Boston Children’s Hospital (Usa)

 

“Mi piacerebbe
una quarta edizione dei Giochi
ancora più internazionale”

di Lucrezia Clemente

 

Intervista a Monica Kleinman

La professoressa Monica Kleinmanfoto

 

 

Per la professoressa Monica Kleinman del Boston Children’s Hospital (Usa), la terza edizione dei Pediatric Simulation Games è stata un’esperienza “assolutamente meravigliosa”. Giudice per il terzo anno consecutivo, le abbiamo chiesto un bilancio di questi cinque giorni e un consiglio per il prossimo anno.

 

Professoressa, com’è andata questa edizione dei Giochi, la prima internazionale?

“Molto bene! Ci sono state delle sfide ma anche dei momenti di cooperazione e collaborazione. Per gli studenti arrivati dall’estero c’è stato bisogno di qualche “adattamento” ma gli specializzandi italiani hanno lavorato duro per far sentire tutti i benvenuti. Già dal terzo giorno i ragazzi sono diventati buoni amici, lavorando insieme e supportandosi a vicenda, come se si conoscessero da sempre!”.

 

Qual è stato l’insegnamento più importante dato ai ragazzi in questi giorni?

“Penso l’essenzialità della comunicazione. Gli specializzandi hanno imparato che devono essere ottimi ascoltatori, comunicatori e fare attenzione agli scenari. La rianimazione è uno sport di squadra e tutti i membri del team devono dare il meglio di sé”.

 

Durante la gara ci sono stati dei “colpi di scena”. Voi giudici avete deciso di mischiare le squadre, bendare i team leader e svolgere intere simulazioni in silenzio. Qual è stato lo scopo?

“Abbiamo mischiato le squadre per preparare i ragazzi a ciò che dovranno affrontare in futuro. Negli ospedali non c’è un team di rianimazione precostituito ma i componenti cambiano di volta in volta in base ai turni e agli orari di lavoro e la squadra deve funzionare a prescindere da chi sono i suoi componenti.
Per questo è importante avere ben chiari i ruoli del team e saper ascoltare e comunicare con gli altri. L’obiettivo delle simulazioni in silenzio era invece quello di far capire che il linguaggio della rianimazione è universale e si può lavorare insieme anche se non si parla la stessa lingua”.

 

Parliamo della prossima edizione dei Giochi. C’è qualche consiglio che vorrebbe dare?

“Mi piacerebbe vedere un’edizione ancora più internazionale. Certo, dovremmo assicurarci di poter superare l’ostacolo linguistico che potrebbe diventare un problema in alcune occasioni, ma penso che l’inclusione di più Paesi faccia parte dello spirito dei Giochi. Diventiamo migliori se riusciamo a unire ancora più specializzandi e università.
E poi, come ho già detto prima, la rianimazione ha un linguaggio universale”.

Intervista a Monica Kleinman
Intervista a Monica Kleinman
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