PEDIATRIC SIMULATION GAMES INTERNAZIONALE 2023
Lubrano: “Lavorare in team, imparare a essere leader davanti ai problemi di scarsità di medici”
I Giochi per formare e preparare i giovani pediatri
di Eleonora Panseri
5 Settembre 2023
Perché sono nati i Pediatric Simulation Games? Qual è l’intento?
I Giochi nascono dall’idea che, purtroppo, non tutte le scuole di specializzazione sono in grado di fornire ai ragazzi lo stesso modello formativo in tutte le sub-specialità pediatriche, visto che la Pediatria ne ha moltissime. Tra queste c’è la medicina d’urgenza. In passato mi sono reso conto che la formazione in questo campo poteva essere ottimizzata e resa simile per tutto il territorio nazionale attraverso dei “Giochi”. I Pediatrics quindi hanno proprio l’obiettivo di fornire a tutti gli specializzandi che partecipano un modo univoco di lavorare e formarsi, ottimizzando la loro preparazione. E in tutto questo il modello didattico è particolare, perché costringe lo specializzando a prepararsi: a volte aiutato dai professori della sua scuola, o anche studiando da solo.
Le squadre si formano a gennaio e vengono a giocare a settembre, quindi fanno già una prima parte di studio teorico. Ai Giochi poi trovano una full-immersion di pratica: in mezza giornata ogni gruppo viene esposto a otto scenari di emergenza e a un debriefing nel quale viene rianalizzato da parte del formatore tutto lo scenario. Questo per far ragionare i ragazzi sul modo in cui hanno lavorato, facendo ricostruire e correggere proprio a loro l’intero percorso, arrivando a quello corretto. Si tratta di una metodologia didattica del tutto diversa da quella che viene usata di solito.
Chi collabora all’organizzazione dei Giochi?
Proprio per rispondere all’intento dei Pediatric, ho chiesto la partecipazione di figure di rilievo addestrate a questa metodologia e di altissimo livello tecnico. Fortunatamente, all’inizio del 2000 sono entrato in contratto con la sezione pediatrica dell’American Heart Association, dove sono presenti i direttori dei più importanti Pronto Soccorso pediatrici e Terapie intensive Pediatriche americane. Sono proprio loro che curano il libro del Pals, il Pediatric Advanced Life Support, e ne studiano la metodologia, preparando una serie molto ricca di scenari complessi da affrontare in team, cosa che poi fanno anche i nostri specializzandi.
A valutare il lavoro delle squadre quest’anno ci saranno la professoressa Monika Kleinman, del Boston Children’s Hospital, il professor Allan R. de Caen, dello Stollery Children’s Hospital di Edmonton, il professor Marc Berg, della Stanford University, e il professor e la professoressa Vinay Nadkarni ed Elizabeth Sanseau del Children Hospital di Philadelphia. Tutte persone che hanno un’impatto scientifico importantissimo e portano ai ragazzi che partecipano ai Giochi gli approcci più moderni, più avanzati. Nelle loro università elaborano protocolli e metodologie, espongono durante i PSG i ragazzi, attraverso un “gioco” composto da circa 200 scenari, a tutte le difficoltà possibili e immaginabili. Dopo aver studiato ed essersi preparati da soli, questa full immersione garantisce quindi ai giovani specializzandi una preparazione completa e un avanzamento professionale notevole.
Qual è l’importanza del lavoro di team e la differenza con il lavoro del singolo medico?
Quando un medico lavora in team ha la possibilità di fare molte operazioni tutte insieme, coordinate tra loro, ma in un tempo decisamente inferiore. Quando si insegna a lavorare il gruppo, la persona impara il rispetto per quelli che la circondano, a sentire tutti, a valorizzarne l’opinione. Si instaura un sistema di decisione e controllo, coordinato dal team leader, ma a cui partecipano tutti. Così si possono avere sei opinioni diverse su quanto sta avvenendo e per questo si può ottimizzare il tutto e trovare la soluzione assistenziale migliore.
In questo modo si ottengono rapidità, efficienza, sicurezza della diagnosi e delle cure, ottimizzazione dei tempi. Perché quando si ha l’emergenza, il tutto si risolve in pochi minuti e non ci si può fissare su un particolare della malattia, ma vedere il paziente nella sua complessità e risolvere la situazione in poco tempo. Quella dell’ottimizzazione delle diverse opinioni per ottenere il risultato migliore, lavoro che coordina il team leader, è una fase importante perché potenzia l’assistenza in modo sostanziale.
Qual è l’effetto dei Giochi sulla formazione degli specializzandi in Pediatria?
Siamo riusciti in questi cinque anni a formare nello stesso modo, dal Nord al Sud, e anche alcuni team dall’estero, quasi 1.500 ragazzi, così da poter avere medici che utilizzano lo stesso modello diagnostico e assistenziale in tutta la Penisola, attraverso una formazione univoca. In più, quando questi ragazzi tornano a casa e lavorano nella loro università stimolano anche gli altri a usare lo stesso modello, spandono il loro sapere, a volte aiutando anche i partecipanti dell’anno successivo a prepararsi. Lo stimolo teorico è la vittoria.
Quali sono le ricadute sul nostro servizio sanitario nazionale?
Oltre ad avere questo effetto generale, ce n’è uno anche sul singolo, che comincia a pensare ottimizzando le risorse. Le squadre dei Giochi sono composte da 6 specializzandi, ma i ragazzi imparano un metodo che li prepari anche al lavoro con team ulteriormente ridotti. Questo ha una grande importanza oggi, visto che in Italia abbiamo una forte carenza di medici, soprattutto nei settori dell’emergenza, dove è necessario ottimizzare il lavoro.
Una capacità che invece in futuro sarà molto utile. Saper lavorare come team, e soprattutto come team leader nel coordinare, gestire, sfruttare al meglio l’attività di tutti, permetterà di risolvere situazioni che tra alcuni anni potrebbero essere davvero problematiche. Chi impara il ruolo di team leader potrà inoltre formare i suoi infermieri e team di rianimazione pediatrica con, per esempio, solo tre infermieri e due portantini, per poter essere in grado di tamponare l’emergenza della carenza di pediatri al meglio, con un lavoro di squadra ottimizzato e coordinato.
La composizione dei team dei Giochi è stata studiato per assolvere alle funzioni assistenziali di base: respiratoria e cardiaca, la preparazione dei farmaci, l’accesso vascolare. A queste poi si aggiungono il team leader e il time keeper, che registra i tempi durante l’emergenza. Quest’ultima sembra una figura accessoria e invece è importantissima perché durante un’emergenza spesso si perde la cognizione del tempo. La figura del time keeper riporta tutto il team nel flusso di lavoro che si sta seguendo. C’è una tecnica continua di revisione e rivalutazione dei passaggi, così da correggere eventuali distorsioni nell’emergenza.
Quali sono le novità dell’edizione di quest’anno?
In questa edizione, oltre al premio per i vincitori assoluti della competizione, ci saranno dei riconoscimenti anche per i ragazzi che gestiscono nel modo migliore le problematiche delle vie aeree e quelli che fanno il migliore massaggio cardiaco, che durante l’arresto è la cosa più importante. E anche al team che durante le sessioni è riuscito a coordinare il lavoro al meglio.