IN PREPARAZIONE AL PEDIATRIC SIMULATION GAMES
Intervista alla squadra dell’Università di Napoli Federico II
“La nostra squadra è una piccola famiglia”
E’ passato un anno dalla prima edizione del Pediatric Simulation Games: cosa vi ha lasciato questa esperienza?
“Questa esperienza è stata per noi un grande stimolo. I colleghi che hanno partecipato l’anno scorso ci hanno trasmesso tutto l’entusiasmo e l’energia della competizione, invogliandoci ad approfondire, studiare ed esercitarci sempre di più sulle tematiche di emergenza.
È stata un’esperienza di crescita professionale e personale che ha innescato un circolo virtuoso tra noi colleghi specializzandi”.
Come sono stati allenati gli specializzandi?
“È stato messo in opera un programma di allenamento in più fasi.
Dapprima tutti gli specializzandi della nostra scuola (circa 80 AIF) hanno assistito a lezioni frontali (4 in totale) teoriche. A seguire, gli specializzandi sono stati divisi in squadre da 6 componenti, che si sono allenati e hanno studiato individualmente, per poi sfidarsi in un mini-torneo interno ad eliminazione, che ha selezionato la squadra rappresentante la Federico II.
Il tutto è stato organizzato per garantire una partecipazione più ampia a questa esperienza, dando a ognuno la possibilità di crescere. Questa formazione selezionata ha poi seguito un programma serrato di allenamenti settimanali, teorico-pratici, supervisionati dagli specializzandi senior che hanno partecipato l’anno scorso ai giochi e dal nostro tutor referente”.
Sono state apportate delle modifiche alle modalità di preparazione?
“Rispetto allo scorso anno è stata incrementata la frequenza degli incontri. Inoltre è stato dato maggiore spazio all’esercitazione con simulazione di casi clinici, elaborati tanto da noi AIF partecipanti quanto dai tutor”.
Potreste raccontarci qualche aneddoto relativo alla fase di preparazione?
“In uno dei nostri incontri pomeridiani stavamo affrontando un caso clinico elaborato da un componente della squadra, particolarmente complesso, che ci ha fatto penare non poco. La sera dello stesso giorno una nostra collega ha assistito in pronto soccorso a una vicenda perfettamente sovrapponibile a quella da noi inventata nel pomeriggio.
Per questo, da allora, per evitare “spiacevoli” situazioni, abbiamo inventato alcuni piccoli riti scaramantici che facciamo prima di ogni incontro (la recita di una breve filastrocca in napoletano con un gesto apotropaico di accompagnamento!)“.
Che cosa ha significato e significa per voi partecipare a una competizione del genere?
“Questa è stata per noi anzitutto una grandissima opportunità. Siamo sicuramente cresciuti tanto sul piano professionale, abbiamo affinato la nostra capacità di ragionamento e le abilità di lavoro di squadra, fondamentali nella nostra pratica quotidiana ma difficili da “allenare”.
Questi giochi ci hanno dato anche la possibilità di creare un gruppo di amici prima che colleghi, ha fatto sì che si cementassero i nostri rapporti. Ci ha consentito di passare tanti pomeriggi e serate in compagnia, anche a farci due risate e condividere una pizza. È stata sicuramente l’esperienza più formativa, in senso globale, del nostro percorso”.
Come definireste la vostra squadra e quali sono i vostri punti di forza?
“La nostra squadra è una piccola famiglia. Come tutte le famiglie, è molto eterogenea.
Siamo ragazzi diversi per carattere, inclinazioni e esperienze anche professionali, ma questi diversi ingranaggi si incastrano tra loro perfettamente. Ci compensiamo e sosteniamo a vicenda, nel lavoro di squadra e non solo. I nostri punti di forza sono senza dubbio l’uguaglianza e il rispetto reciproco.
Sebbene i ruoli siano ben definiti, nessuno sovrasta l’altro e ogni membro dà il proprio prezioso apporto. Giochiamo come squadra, e non come ombre del leader. Di questo siamo contenti e orgogliosi”.
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LA SQUADRA:
Francesco Maria Rosanio
Giuseppe Montefusco
Andrea Esposito
Alessandro Rossi
Clara Coppola
Ida D’Acunzo
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