IN PREPARAZIONE AL PEDIATRIC SIMULATION GAMES
Intervista alla squadra dell’Università di Pavia
Intervista alla squadra dell'Università di Pavia

 

“Più possibilità di mettersi in gioco, più occasioni per passare dalla teoria alla pratica!”

 

E’ passato un anno dalla prima edizione del Pediatric Simulation Games: cosa vi ha lasciato questa esperienza?

“Sull’onda dell’entusiasmo dei nostri colleghi che avevano partecipato lo scorso anno abbiamo formato la squadra. A loro era rimasto l’amaro in bocca perché essendo a eliminazione diretta non avevano avuto la possibilità di sfruttare al meglio le simulazioni ad alta fedeltà ma quest’anno l’organizzazione a gironi ci è subito piaciuta: più possibilità di mettersi in gioco, più occasioni per passare dalla teoria alla pratica!”.

Come sono stati allenati gli specializzandi? 

“Una volta formata la squadra abbiamo iniziato subito ad allenarci. Settembre era lontano ma con gli impegni di clinica, figli, mariti e fidanzati meglio organizzarsi per tempo (come si dice chi ben comincia è a metà dell’opera!). Fin da subito anche se non eravamo ancora ferratissimi sugli algoritmi ci siamo buttati nella pratica.

Non dico che la teoria non l’abbiamo studiata ma questo è un ambito in cui più fai pratica più guadagni confidenza col manichino, lo spirito di squadra aumenta così come la coordinazione i ruoli si definiscono! Noi non abbiamo un simulatore ad alta fedeltà ma comunque abbiamo la fortuna di avere manichini e materiale per poterci allenare in maniera adeguata.

Certo manca quella parte interattiva ma Maria e Rosario sono stati i nostri monitor, saturimetri, mamme sull’orlo di una crisi di nervi! Siamo partiti goffi, caotici, comunicazioni cadute nel vuoto. Del resto avevamo le conoscenze del P-bls, recentemente ripetuto il PEARS. Ci mancava quel quid per passare da una teoria che sapevamo anche molto bene a una pratica bene organizzata.

La svolta è stato il PALS. Poter fare quasi due giorni interi di simulazioni, rubare i segreti agli esperti, confrontarci con loro e tra di noi per capire cosa migliorare e cosa tenere… è iniziata una metamorfosi da brutti anatroccoli a quasi cigni, ma ci mancava ancora qualcosa: i ruoli ancora non erano definiti.

Bologna ci ha dato le risposte che cercavamo. L’anno scorso purtroppo i nostri colleghi non erano riusciti a fare quest’esperienza ma toccare con mano e vedere Giacomo da piccolo prima di sbarcare a Latina era un must. La giornata è stata intensa ma scenario dopo scenario il disordine diventava ordine e cresceva la consapevolezza del ruolo che ciascuno doveva ricoprire. Quella che finora era la squadra è diventata la ‘mia’ squadra e il senso del dovere nei confronti di tutti è cresciuto ancora di più”.

 

Potreste raccontarci qualche aneddoto relativo alla fase di preparazione? 

“Aneddoti da raccontare ce ne sarebbero un sacco, da dove cominciare? Dai kg di patatine divorati a “merenda” prima dell’allenamento perché sai oggi per riuscire ad uscire prima per trovarci non ho mangiato (la pausa pranzo dello specializzando è un po’ una chimera) e che sono diventati un appuntamento fisso ad ogni riunione fuori dall’ospedale, fino agli scenari simulati sotto lo sguardo di quegli occhioni grandi di Martina o Filippo che si sente raccontare gli algoritmi al posto delle favole della buonanotte (perché le mamme per organizzarsi fanno i salti mortali!), fino alle sgridate fatte al povero Antonio (‘Parli troppo!’) uno in mezzo a 5 donne durante le simulazioni… non so se mi spiego!

Ma la storia più divertente (ridiamo per non piangere!) è questa: gli urgentisti hanno un manichino di simulazione ad alta fedeltà. ‘Non è Giacomo da piccolo ma vabbè lo tratteremo come tale’. Bene, troviamo la data, io posso oggi, io domani, ok, andata… ma c’è lezione… accidenti come si fa? Lezione saltata per impegni del prof, ottimo, andiamo! Tutti entusiasti davanti al nostro manichino pronti a fare una super sessione di allenamento (che nemmeno quelle in palestra preparandosi alla prova costume), rullo di tamburi…ma il manichino non funziona, va mandato in manutenzione!

Ah ci siamo allenati comunque, non pensiate che demordiamo davanti a queste cose. La tecnologia aiuta un sacco, è vero, ma i vecchi metodi non ti lasciano mai a piedi”.

Che cosa ha significato e significa per voi partecipare a una competizione del genere?

“La medicina d’urgenza è una materia affascinante, rigorosa, con tempi precisi ma soprattutto è quella che salva la pelle (tua e del tuo paziente!). La cultura di questa materia però non è ancora diffusissima, non si è pronti alla ‘novità’ e si deve far largo sgomitando tra tutte le altre specialità più consolidate con tradizioni lunghe alle spalle.

Partecipare ai Pediatric simulation games permette di fare una full immersion, di mettere in pratica quegli algoritmi studiati ed in questo modo di non scordarseli più. Perché è importante fare la simulazione ma ancora di più il debriefing in cui criticamente si rianalizza tutto, si trova l’errore e da quel momento in poi quell’errore non si farà più”.

Come definireste la vostra squadra e quali sono i vostri punti di forza?

“Come definirei la squadra? Seria, perché tra i mille impegni siamo stati ligi al dovere e gli allenamenti sono stati fatti con costanza e quando qualcuno non è venuto un po’ di senso di colpa comunque c’era perché abbiamo preso un impegno e vogliamo portarlo avanti fino alla fine.

Affiatata, perché comunque lavoriamo nello stesso posto assieme da anni quindi conosciamo pregi e difetti di ognuno è si cerca di limare tutto per creare armonia. “Puntualmente ritardataria” perché siamo puntuali nello studio ma un disastro nell’organizzare gli extra: ultimi a fare foto, logo, magliette, viaggio… perché ci sembra di rubare tempo prezioso da spendere per fare più scenari possibili!

Qual è il nostro punto di forza? Si chiama Amelia Andreana Antonio Lucia (x2) Maria Michela Rosario… non me ne abbiano i maschi ma… girls power! Ci saranno di sicuro squadre più organizzate, più forti, più scenografiche, con più risorse ma noi abbiamo dato tutto quello che potevamo dare con le nostre risorse, siamo cresciuti tanto insieme e quindi crediamoci tutti!”.

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SQUADRA:

Maria De Filippo
Amelia Mascolo
Antonio Vergori
Lucia Iozzi
Lucia Schena
Andreana Zecchini
Rosario Ippolito
Michela Caironi

 


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