IN PREPARAZIONE AL PEDIATRIC SIMULATION GAMES
Intervista alla squadra dell’Università di Roma Tor Vergata
Intervista alla squadra dell'Università di Roma Tor Vergata

 

“Siamo un gruppo di amici prima che di colleghi”

 

E’ passato un anno dalla prima edizione del Pediatric Simulation Games: cosa vi ha lasciato questa esperienza?

“Sicuramente la sensazione di essere un gruppo. Ci ha insegnato la gioia della condivisione e la voglia di fare meglio alla seconda edizione ma soprattutto nella nostra quotidianità.

Ormai, di fronte ad un bambino, senza nemmeno accorgercene, applichiamo le tre domande della valutazione iniziale e quando ci rendiamo conto che coscienza, respiro e colorito vanno bene tiriamo un gran sospiro di sollievo”.

 

Come sono stati allenati gli specializzandi? 

“Il nostro training è iniziato con incontri tra i membri della squadra, in cui le colleghe più grandi raccontavano l’esperienza dell’anno scorso. Dopo un periodo di incontri prevalentemente teorici basati sui contenuti del manuale PALS sono iniziate le simulazioni con il manichino, anche ad altissima fedeltà: ovvero uno dei componenti della squadra!”.

 

Sono state apportate delle modifiche alle modalità di preparazione?

“Diciamo che si può sempre migliorare ma quest’anno abbiamo dato maggiore priorità alla parte pratica e successivamente abbiamo approfondito i dubbi emersi durante la simulazione.

Ne approfittiamo per ringraziare il nostro direttore di scuola Paolo Rossi, Anna Maria Musolino, Andrea Deidda, Tullio Pelosi, Alessandro Vittori, Fabrizio Chiusolo e tutti i medici e gli infermieri del DEA del Bambino Gesù”.

 

Potreste raccontarci qualche aneddoto relativo alla fase di preparazione? 

“Allenandoci prevalentemente alla fine dei turni ospedalieri, la fame era sempre in agguato. In particolare, una sera, ci siamo incontrati in ospedale a tarda ora e abbiamo letteralmente svaligiato gli avanzi della cena dei piccoli degenti con estremo beneficio delle nostre glicemie e di conseguenza, della soluzione degli scenari.

Infatti quella sera uno dei panini lo abbiamo utilizzato anche per simulare un pallone ‘ambu’. Un altro momento memorabile è stato quando il nostro collega pugliese ha svolto la prima volta il ruolo di team leader: era così preso che ha iniziato a parlare in dialetto, facendo così lievitare la difficoltà della comprensione nella squadra e suscitando l’ilarità collettiva.

Nel nostro gruppo, chissà perché, era una lotta per decidere chi dovesse occuparsi delle vie aeree ma il ruolo realmente più ambito, specialmente all’inizio, era quello del time keeper“.

 

Che cosa ha significato e significa per voi partecipare a una competizione del genere?

“Abbiamo deciso di aderire in primo luogo perché ci è sembrata un’occasione unica per apprendere e divertirsi allo stesso tempo. I temi su cui si svolgerà la gara sono di estrema importanza per la nostra futura professione, e spesso non abbastanza valorizzati nel percorso della specializzazione. L’incontro con i colleghi provenienti da tutta Italia, infine, arricchisce il valore umano di questa esperienza”.

 

Come definireste la vostra squadra e quali sono i vostri punti di forza?

“La squadra è composta prevalentemente da specializzandi al secondo anno di corso e da alcune colleghe all’ultimo anno. Siamo un gruppo di amici prima che di colleghi, uniti dal percorso di specializzazione in un nuovo ospedale rispetto a quelli in cui ci siamo formati, e per quasi tutti in una nuova città.

La provenienza formativa e geografica del gruppo è molto eterogenea, il che ha consentito un importante scambio sul materiale didattico e sulle riflessioni in merito a come gestire un caso clinico. Inoltre c’è un giusto bilanciamento tra ragazzi e ragazze (3 maschi e 5 femmine)”

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LA SQUADRA:

Monica Malamisura
Ludovica Martini
Luca Antonucci
Chiara Rossetti
Vitangelo Clemente
Daniele Deriu
Luciana Granata
Claudia Ciarlitto

 


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