IN PREPARAZIONE AL PEDIATRIC SIMULATION GAMES
Intervista alla squadra dell’Università Polo Buzzi Sacco – Milano
“Il programma AHA di simulazione che ci è stato messo a disposizione è spaziale!”
E’ passato un anno dalla prima edizione del Pediatric Simulation Games: cosa vi ha lasciato questa esperienza?
“I Pediatric Simulation Games potrebbero essere definiti una delle esperienze più formative dell’anno passato.
Formative secondo molteplici punti di vista: sicuramente il primo tra tutti è l’apprendimento puro e crudo delle flow-chart della gestione di scenari di urgenza pediatrica, ci siamo poi sperimentate nel lavoro di squadra e nel scendere in campo, anche se per finta, in prima linea, entrambi elementi cruciali nel nostro lavoro ma non sempre di frequente sperimentazione.”.
Come sono stati allenati gli specializzandi?
“Per la prima edizione l’allenamento è stato del tutto ‘fai da te’. Quest’anno abbiamo conquistato il buon cuore di anestesiste del nostro ospedale che si sono prodigate in lunghi pomeriggi di simulazioni, provando in tutti i modi a stamparci in fronte l’ABC. A questo si sono poi ovviamente aggiunte ore di studio”.
Sono state apportate delle modifiche alle modalità di preparazione?
“La modifica sostanziale è stata il passaggio dal molto studio della prima edizione al molto esercizio pratico della seconda. Includiamo nell’esercizio pratico anche il programma AHA di simulazione che ci è stato messo a disposizione dall’organizzazione: spaziale! Estremamente utile come strumento di autocritica e rivalutazione”.
Potreste raccontarci qualche aneddoto relativo alla fase di preparazione?
“Dalle risposte alle precedenti domande sembrerebbe che abbiamo avuto schiere di anestesisti al nostro servizio. Falso. Nei tempi di magra (tanti) il nostro paziente si chiamava Alfredo, un maialino gonfiabile rosa delle dimensioni di un prematuro grave“.
Che cosa ha significato e significa per voi partecipare a una competizione del genere?
“Crediamo sia un’occasione unica quella di ‘sperimentarci giocando contro i nostri colleghi’. Tutto questo ci insegna a prender le misure non solo con noi stessi e la nostra squadra ma anche con i colleghi con cui condividiamo lo stesso percorso formativo. Inoltre, al di là dalla competizione, è sempre arricchente conoscere specializzandi provenienti da altre scuole”.
Come definireste la vostra squadra e quali sono i vostri punti di forza?
“Le gran risate che hanno incorniciato le ore passate a studiare, discutere e simulare sono forse il nostro principale punto di forza. La nostra squadra, molto variegata peretà, provenienze e attitudini, è sicuramente molto affiatata”.
……..
LA SQUADRA:
Ilaria Cocchi
Giulia Cammi
Claudia Simonetti
Giulia Rendo
Marta Bonetti
Valeria Colombo
Giovanna Gattuso
Arianna Sangiorgio
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