PSG 2025: Trieste trionfa ai PSG 2025
7° edizione dei Pediatric Simulation Games
È Trieste la vincitrice
dei Pediatric Simulation Games 2025:
“Un allenamento per ciò che verrà”
In un’intervista a caldo subito dopo la vittoria, raccontano il loro percorso iniziato da lontano, passato per treni, un ferragosto a studiare e un bagaglio che porteranno con loro per sempre
21 Settembre 2025
A cura Lorenzo Salone
Alla fine ha vinto Trieste. Nel derby friulano con la squadra di Udine sono stati loro ad avere la meglio, in una sfida a colpi di emergenze.
Il team di specializzandi di Trieste vince la settima edizione dei “Pediatric Simulation Games” di Latina in un percorso che è stato un crescendo, «caratterizzato da scenari sempre più difficili che andavano di pari passo con un nostro miglioramento. Eravamo sempre più sul pezzo» dichiarano, emozionati, nei momenti concitati seguiti alla proclamazione.
Ma facciamo un passo indietro: chi sono i vincitori? Si tratta di Benedetta Puglisi, Andrea Ballaben, Bianca Nardin, Maura Marin, Vanessa Rossetti, Carolina Carraro e Simone Ramazzotti: tutti alla loro prima esperienza, hanno imparato prima di ogni altra cosa a fare squadra, gestendo le dinamiche di gruppo in modo eccellente e facendo crescere l’affiatamento tra loro.
«I debriefing – iniziano a raccontare, provando a tirare le fila di 4 giorni così intensi – erano dei momenti super arricchenti e assolutamente interessanti, abbiamo imparato moltissimo. Capitava che un giorno apprendevamo una cosa e la usavamo già quello dopo». Un bagaglio per il loro sviluppo professionale che porteranno per sempre con loro ma che, quindi, ha dato i suoi frutti anche sul breve termine con miglioramenti immediati.
Perché i giochi sono anche e soprattutto questo, un’esperienza che ti assorbe completamente per 4 giorni, senza mollarti, dove anche le dinamiche sociali giocano un ruolo cruciale, come raccontano loro stessi: «È stato molto bello veder approcciare un’urgenza, un’emergenza, in maniera diversa, a partire dai farmaci, differenti nei diversi paesi». Qualcuno però interviene: «Diversa e non così diversa, in molti casi invece le procedure erano uguali. L’obiettivo comune è comunque il modo di arrivare a trovare una soluzione, che può variare un pochino. Ma è stato bello capire che non esiste solo una maniera giusta». E poi ancora: «Abbiamo capito che non c’è sempre un modo di fare sbagliato e uno giusto. E il fatto di poter interfacciare il tuo pensiero con quello di medici del livello dei giudici che c’erano qui, è stato unico».
Il discorso, che si riallaccia a quello dei debriefing coordinati dai giudici, è stato ripreso da tantissime squadre, che hanno compreso l’opportunità di potersi confrontare con professionisti di quel calibro: «Davano degli spunti sempre molto interessanti, frutto della grandissima esperienza che hanno e che diventano ottimi strumenti per chi è giovane e sta imparando, come noi». Notata dai ragazzi anche la loro abilità nel far si che i giochi restassero prevalentemente didattici e non assorbiti dalla competizione: «Secondo me – interviene un altro componente della squadra – sono stati anche molto bravi a mantenere l’ambiente disteso, aiutati anche dalle squadre straniere che sono state davvero di super compagnia e con le quali c’è stato un confronto aperto».
Questa è uno tra gli aspetti più apprezzati dal team di Trieste, che parla di un clima familiare dove, come detto, alla competitività prevaleva la voglia di imparare. «Tra le diverse squadre c’erano spesso momenti in cui ci parlavamo, magari su quale scenario avessimo appena affrontato e su come lo avessimo fatto. Accadeva anche che guardavamo insieme gli scenari della squadra che era dentro la simulation room e li commentavamo insieme, in maniera sempre molto educata e rispettosa».
I giochi, però, sono anche lontani dal loro Friuli, a Latina. E quando si inizia a parlare della trasferta, scoppiano tutti in una grande risata. Non è andato tutto liscio, si potrebbe dire per usare un eufemismo, con un viaggio in treno lungo e pieno di contrattempi. Ma ha avuto anche i suoi lati positivi: «Siamo un gruppo di amici – raccontano – e abbiamo deciso di organizzarci in hotel, in stanze doppie. Ma passavamo quasi tutto il tempo insieme. Forse una delle nostre forze più grandi è stata quella di trovarsi bene come persone, oltre che professionalmente all’interno della gara. E questo aiuta nelle dinamiche di squadra, non solo durante gli scenari ma anche dall’inizio del percorso, quando ci siamo trovati a studiare insieme, dandoci sempre feedback preziosi».
Raccontano anche di un ferragosto passato a studiare per i Pediatric che, evidentemente, non concedono pause a nessuno.
«Siamo davvero orgogliosi, abbiamo affrontato una grande crescita sia singolarmente che come gruppo» dichiarano alla fine, soddisfatti del percorso fatto e della vittoria, evidentemente frutto di un lavoro che è partito da lontano. «Quello che affronteremo sarà un lavoro nel quale lavoreremo molto in un team: è per questo motivo che i giochi sono così formativi. Ti allenano a ciò che sarà».




