“Un’alchimia perfetta. E’ stato difficile andar via”

di Jessica Maglione

La squadra di Milano Clinica Mangiagalli ci racconta come ha vissuto la finale e cosa gli è rimasto dei Pediatric Simulation Games 2022 a un mese dalla fine.
Il team finalista (tutto al femminile) ripercorre i momenti più significativi del torneo riflettendo sui ricordi lasciati da questa esperienza.

Avete raggiunto la finale di torneo affrontando ben 30 squadre di specializzazione. Come vi siete allenate? C’è qualcuno che vorreste ringraziare?

Come prima cosa abbiamo tutte sostenuto il corso PALS e ci siamo allenate con simulazioni periodiche. Ringraziamo senz’altro la scuola di specializzazione che ci ha messo a disposizione un manichino ad alta fedeltà e i nostri coach Federica Vianello e Chiara Rosalba che si sono impegnate tantissimo per aiutarci a prepararci.

Per quattro giorni siete state a contatto con oltre 200 giovani medici, avete conosciuto specialisti di fama internazionale e risolto casi di emergenza pediatrica. Cosa avete imparato da questa esperienza?

Sicuramente è stata un’esperienza utile per confrontarci con gli aspetti della medicina di urgenza che purtroppo non sono proprio all’ordine del giorno durante la nostra formazione. I Pediatric Simulation Games ci hanno dato l’opportunità di consolidare la nostra capacità di lavorare in gruppo capendo a fondo le nostre interazioni e dinamiche.

Al torneo hanno partecipato anche specializzandi dalla Francia, dalla Spagna, Portogallo, dalla Lettonia. Come è andato il confronto con le università estere?

Benissimo! Abbiamo legato molto con le squadre estere. In realtà una delle cose più belle è stato il sostegno dato dalla squadra francese del nostro girone. La squadra dell’università di Lille è stata la prima a credere in noi gasandoci e facendo il tifo per noi. In più anche dal punto di vista formativo, si impara tanto dalle squadre straniere perché loro spesso hanno un approccio diverso. Confrontarsi con chi opera in modo differente aiuta a definire il proprio metodo al meglio.

Vi aspettavate di raggiungere la finale?

Sinceramente no! È stato una bellissima sorpresa, ma nessuno di noi ci avrebbe mai scommesso. Forse anche il fatto di non aspettarci niente ci ha dato la serenità utile ad affrontare le cose, senza avere una pressione dall’esterno.

Come avete affrontato la finale? Vi ricordate il caso che vi è stato sottoposto e come lo avete affrontato?

A livello emotivo eravamo più cariche che nervose. Il caso che ci hanno sottoposto durante la simulazione ce lo ricordiamo tutte bene! Se potessimo rifare tutte le simulazioni adesso ci divertiremo un sacco, ma non si può! Lasceremo il posto a qualcun altro l’anno prossimo.

Qual è stata la cosa più difficile che avete affrontato durante i PSG?

Ci abbiamo pensato assieme e non ci viene in mente davvero nulla. Ci siamo godute l’esperienza al massimo, ci siamo godute il momento. Ci sono state delle difficoltà, ma sono state cose di poco conto, è stata un’esperienza bellissima.

Qual è stata la cosa che vi ha stupito di più? Forse la cosa che ci ha stupito di più è stato il clima che si è istaurato soprattutto durante il girone perché ci siamo conosciute bene con le altre squadre, ci siamo confrontate su tutti gli scenari e non pensavo ci potesse essere un sostegno reciproco così grande. Riguardo al nostro team, la cosa che ci ha stupito di più è stato quanto è stato bello stare insieme tra di noi. Eravamo già unite, ma durante questi giorni si è creata davvero un’alchimia perfetta è stato speciale. In definitiva la cosa più difficile è stata andare via!

Consiglierete questa esperienza ai vostri colleghi?

A tutti! Assolutamente si! A parte che tutte le persone con le quali abbiamo parlato durante i Pediatric Simulation Games dicevano solo una cosa: “dai rifacciamolo!”