IN PREPARAZIONE AL PEDIATRIC SIMULATION GAMES INTERNAZIONALE 2019
Intervista alla squadra di Ferrara
“Attraverso il ‘gioco’ si spronano i nuovi medici ad approfondire le tematiche dell’emergenza”
Intervista alla squadra di Ferrara 2019 prima del Pediatric Internazionale
di Lucrezia Clemente
I Pediatric Simulation Games arrivano alla terza edizione che diventa anche internazionale. A quante edizioni avete preso parte e perché avete deciso di iscrivervi anche quest’anno?
“Per noi questo è il primo anno! Ci siamo organizzati in modo tale che a ogni edizione partecipasse un gruppo differente di specializzandi, e questo perché sin dalla prima adesione della nostra scuola, nel 2017, l’esperienza ci è stata descritta come entusiasmante e fortemente formativa!”.
Secondo voi fino ad ora i Pediatric Simulation Games cosa sono stati? Un’occasione di apprendimento? Una competizione? O che altro?
“Li abbiamo sempre percepiti come un momento istruttivo che sfrutta il ‘gioco’ e la competizione per spronare i nuovi medici ad approfondire tematiche d’emergenza, vivendole ‘sulla propria pelle’”.
Rispetto agli anni scorsi, quali difficoltà vi aspettate di incontrare? Cosa avete imparato che non rifareste? E su quali aspetti avete impostato la preparazione per migliorare la vostra performance?
“Non avendo vissuto molte esperienze dirette di gestione dell’emergenza, l’approccio sistematico e rapido è stato qualcosa in cui ci siamo dovuti cimentare e che bisognerà rafforzare. Ci siamo poi concentrati sulle dinamiche di gruppo e su come gestirle al meglio, cercando di rendere più fluido possibile ogni intervento, con il coinvolgimento e la partecipazione di tutti i componenti del team”.
Qual è il vostro metodo di allenamento e come è cambiato nel tempo?
“Siamo partiti da uno studio teorico su manuali d’emergenza, a cui si sono presto sommate le simulazioni settimanali con la nostra tutor, una dirigente medico che si è offerta volontariamente. In un secondo momento, quando abbiamo iniziato a orientarci meglio sulle problematiche, abbiamo provato ad aggiungere un ulteriore incontro settimanale inter nos”.
Potreste raccontarci qualche aneddoto relativo alla fase di preparazione?
“É stato estremamente complesso riuscire a incontrarci poiché molti di noi lavoravano in altre sedi. Abbiamo dovuto insistere con vari primari e dirigenti medici per riuscire a ritagliarci questo momento formativo.
Un aneddoto simpatico? Sicuramente aver attraversato due volte a settimana il reparto di ostetricia con il nostro unico manichino simulatore, un ‘lattante’, coperto da un lenzuolo, su un pesante carrello ‘rubato’ agli anestesisti-rianimatori.
Le ostetriche e le mamme, ancora in gravidanza o in puerperio, ci fissavano, angosciate da questo lettino “mortuario”. E’ stato poi molto divertente realizzare il video di presentazione che ci ha consentito di essere noi stessi in un contesto così formale come quello ospedaliero”.
Questa è la prima edizione dei Pediatric Games a livello internazionale. Ci saranno squadre francesi, spagnole, algerine e lettoni in competizione con quelle italiane. Per la vostra esperienza di rapporti con altre scuole di pediatria d’urgenza, cosa vi aspettate?
“Siamo convinti che ci sarà molto da imparare da approcci alla medicina differenti dal nostro!”.
La partecipazione ai Pediatric Games ha avuto qualche effetto sul prosieguo del vostro corso di studi. In qualche modo, ne è stato tenuto conto dai docenti?
No.
Se doveste dare un “nick name” alla vostra squadra in base alle sue caratteristiche, quale scegliereste?
“Sarebbe AB-normal”.
LA SQUADRA:
Lucia Calandriello
Pietro Marino
Beatrice Scarpellini
Natalia Borraccetti
Francesco Venturelli
Nicola Salce
Carlo di Fabrizio
Martina Roveran
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